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| | riflessioni su di un percorso di studio | |
| | Autore | Messaggio |
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cattanic
Messaggi : 352 Data d'iscrizione : 22.11.09 Età : 52
| Titolo: riflessioni su di un percorso di studio Gio Ott 21, 2010 1:28 pm | |
| Visto che .G mi ha tirato in ballo (grazie per il libero e bello ), visto che questa sezione sembra rifiorire negli ultimi tempi e visto che mi sono dedicato allo studio di molteplici stili musicali, mi permetto qualche considerazione parlando della mia esperienza, forse in modo disorganico, ma così, tanto per chiacchierare insieme a voi su quale potrebbe essere un ideale percorso di studio. Innanzitutto non possiamo prescindere da un punto di arrivo, che secondo me porta a due percorsi completamente diversi: vogliamo suonare della musica nostra (e in questo dobbiamo includere anche un eventuale esigenza di improvvisazione ) o vogliamo suonare quella di altri? Questo primo spartiacque porta a due diverse valutazioni sulla necessità di uno studio della teoria musicale, nel secondo caso (sia che vogliamo suonare Paganini che Tommy Emmanuel) perchè dovremmo preoccuparci di sapere cosa stiamo facendo? è molto più importante farlo bene, quindi privilegiamo un lavoro puramente tecnico sullo strumento (qualità del suono, precisione, velocità ecc ecc) e un lavoro che porti ad imparare i pezzi più velocemente, quindi lettura (sia in tablatura che in notazione). La formazione di un ottimo esecutore porta ad alcuni paradossi: sapere troppo (ma non abbastanza) limita la tecnica e soprattutto la velocità di lettura. In ambito classico si lavora per un bel po' solo sulla prima posizione, in modo da rendere automatica l'associazione fra una determinata nota e una determinata locazione. Se si iniziasse con la consapevolezza di tutti i possibili modi per suonare le stesse tre note (Do Re Mi, stessa altezza) il risultato sarebbe (lo dico per esperienza personale) una sorta di paralisi, da cui si esce con grande fatica. Anche le scale in tre ottave si studiano fondamentalmente usando due moduli. ("Ma fai una scala di Do partendo dal La? a cosa ti serve?" mi chiedeva un po' stranito il mio insegnante in conservatorio, altro che sistema a sette posizioni) e qui, visto che diventerebbe un intervento di pagine e pagine , chiuderei la prima parte e aspetto le vostre opinioni | |
| | | cattanic
Messaggi : 352 Data d'iscrizione : 22.11.09 Età : 52
| Titolo: Re: riflessioni su di un percorso di studio Ven Ott 22, 2010 11:53 am | |
| Certo, conoscere la musica anche dal punto di vista teorico (che alla fine è solo il suo linguaggio proprio) serve ad avere una maggiore consapevolezza e ad apprezzarla di più (anche se questo è difficilmente dimostrabile, chi può graduare l'apprezzamento della musica e correlarlo senza dubbio ad una maggiore conoscenza del linguaggio con cui si descrivono i fenomeni musicali?) Ma quello che vorrei sviluppare in questo thread è una sorta di vademecum allo studio della musica e della chitarra, visto che la vita è breve, il tempo è poco e per conoscere veramente quello strumento malefico ci vogliono tre vite Quindi, sulla necessità di leggere in tablatura o meno, se suoniamo prevalentemente da soli andrà benissimo anche la tablatura ( fino alla fine del 600 quello che si scriveva per liuto o chitarra barocca era per il 90 percento in tablatura ) se invece ci dobbiamo confrontare con un brano per più strumenti diventerà sempre più utile, crescendo la complessità dell'intreccio polifonico, una partitura in notazione, che ci permetta di avere sott'occhio lo sviluppo delle varie parti nel tempo e nelle relative altezze. questo può essere discutibile se suoniamo brani che conosciamo bene, e che abbiamo già sentito, ma pensiamo a dover comporre e fare eseguire qualcosa come la sagra della primavera di Stravinsky TUTTA in tablatura.... La notazione non solo ci permette di imparare più velocemente un brano, ma anche di PENSARLO con più chiarezza. to be continued....(se sproloquio troppo fermatemi! ) | |
| | | nicolajazz
Messaggi : 19 Data d'iscrizione : 02.02.10
| Titolo: Re: riflessioni su di un percorso di studio Ven Ott 22, 2010 12:42 pm | |
| Alla fine penso che dipenda tutto dal tipo di musica che suoni, se fai classica o jazz devi andare di notazione standard, per tutto il resto vai con le tablature. | |
| | | carlo
Messaggi : 68 Data d'iscrizione : 06.04.10 Età : 51 Località : Lido Venezia
| Titolo: Re: riflessioni su di un percorso di studio Ven Ott 22, 2010 3:43 pm | |
| Forse non ho capito a fondo dove si vuole andare a parare. Cito la mia esperienza per evidenziarne i limiti e le frustrazioni, oltre alle piccole gioie conquistate. A 13 anni ho cercato di capire i primi rudimenti tecnici su accordi, arpeggi della mano destra e quindi mettere mano sui primi pezzi per chitarra acustica aiutato da Andrea empty space che allora credo avesse 20 anni. Poi il mio metodo non è evoluto...più o meno ho migliorato un po' le capacità tecniche che mi hanno fatto provare un discreto godimento nel suonare qualche pezzo più difficile. Il tutto con Tab, ascolto, riproduzione. E' migliorato l'orecchio, provando a riprodurre sulla tastiera direttamente dall'ascolto ma anche lì sono un po' pigro e, soprattutto oggi, non ne ho più tempo. Non ostante i godimenti provati la frustrazione che mi rimane è la scarsa consapevolezza di ciò che sto facendo e sentirei, da anni, la necessità di farmi seguire da un maestro...ma ormai il mio stile di vita, non solo dal punto di vista economico, non me lo consente. La carenza che sento è proprio quella che mi manca la capacità (attraverso la lettura e la conoscenza teorica) di comunicare musicalmente con gli altri; le la musica è linguaggio, comunicazione. E' un po' come se sapessi comunicare a gesti ma non a parole.
S'è citato anche l'ascolto musicale: credo che anche là, con maggior consapevolezza del linguaggio musicale, migliorerei la fruizione dell'ascolto. Quando, nell'adolescenza, capìi che il jazz mi attirava ho fatto una scelta d'ascolto molto cronologica: sono partito dai primi dischi di musica nera nata negli stati uniti (salvo poi tornare anche indietro fino all'africa) e sono via via arrivato fino hard bop fino ai nostri giorni. Questo forse mi ha aiutato un po' a fruire meglio di certi capolavori (es. Kind of blue e altri). Certo...fossi un po' meno ignorante ne godrei di più (forse) | |
| | | empty space
Messaggi : 275 Data d'iscrizione : 04.12.09 Età : 59 Località : nord
| Titolo: Re: riflessioni su di un percorso di studio Ven Ott 22, 2010 9:31 pm | |
| - cattanic ha scritto:
Innanzitutto non possiamo prescindere da un punto di arrivo, che secondo me porta a due percorsi completamente diversi: vogliamo suonare della musica nostra (e in questo dobbiamo includere anche un eventuale esigenza di improvvisazione ) o vogliamo suonare quella di altri?
perchè diversi ? | |
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| Titolo: Re: riflessioni su di un percorso di studio | |
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| | | | riflessioni su di un percorso di studio | |
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